10 novembre 2010

Pensioni Irlandesi

Ciao atutti

Solo oggi riesco a rispondere a mie conpaesani, ma ha pensione ve la danno in Irlanda ? ebene no!!! Stanno tentando di cancellare la pensione in Irlanda, guardate questo sito :

http://www.taxation.ie/2010/11/budget-2011-pensions/

c'e' anche da dire che la situazione in Italia e' molto simile, guardate sotto :

http://www.agoravox.it/L-Inps-nasconde-la-verita-sulle.html

Quindi il risultato finale Irlanda vs Italia 0-0 ;-)

A questo punto consiglio a tutti di farsi una pensione privata, nel caso specifico Irlandese il PRSA (Personal Retirement Savings Accounts) da organizzare con un ente privato.


Meditate

Vincenzo

16 commenti:

  1. ma lo capisci che questo vada contro le direttive europee quindi non dovrebbe manco essere considerato?

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  2. ma l'hai letto l'articolo? dove c'e' scritto che vogliono TOGLIERE le pensioni???

    MEDITA!

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  3. Il discorso pensioni "nascoste" é stato trattato e sbufalato giá qualche settimana fá.
    ( se vuoi documentarti http://daily.wired.it/blog/hoax_buster/allarme-in-rete-l-inps-dice-che-i-precari-saranno-senza-pensione.html )

    Insomma...la situazione é tragica, ma articoli come quello che hai postato tu fanno solo panico ingiustificato...

    Riguardo all'Irlanda...bhé...mica é da mó che c'é questo problema....

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  4. becatevi quest'articolo :

    http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2010-11-12/grandi-rassicurano-debiti-sovrani-095314.shtml?uuid=AYF6u0iC&fromSearch

    la mia teoria sull'irlanda si sta avvicinando sempre diu'.



    Vincenzo

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  5. cari anonimi, non poso approvare commenti come parolacce.

    Vincenzo

    RispondiElimina
  6. Credo che quetso articolo di Repubblica possa interessarvi



    Uscita di sicurezza contro il debito.
    alessandro penati

    SE IN un muro appare una
    crepa, non ci si fa caso. Se
    ne appaiono altre, bisogna
    verificare la struttura: meglio un
    falso allarme di un crollo. E nell’Eurozona
    cominciano ad apparire
    troppe crepe per non
    preoccuparsi. Il Fondo di Stabilizzazione
    Europeo (Fse), varato
    a giugno per la Grecia, è stata
    una buona stuccatura: ma ha
    solo mascherato le crepe per
    qualche mese.
    L’ultima, vistosa crepa è l’Irlanda.
    Mostra come il Fse non
    basti; come non bastano i generosi
    finanziamenti della Bce.
    L’Irlanda ha le risorse per coprire
    la spesa pubblica fino a 2011
    inoltrato: il rischio non è di liquidità,
    dunque, ma di insolvenza.
    E il Paese ha già adottato un taglio
    del deficit di oltre 4% del Pil
    quest’anno, più un altro 5% nei
    prossimi. Ma non basta.
    In queste condizioni, la scure
    fiscale rischia di avvitarsi: il suo
    effetto recessivo riduce il flusso
    delle imposte, rendendo necessari
    ulteriori tagli alle spese,
    sempre più difficili da effettuare.
    L’Euro inoltre ha eliminato
    due strumenti che sono usati
    per accompagnare l’uscita dalle
    crisi fiscali: svalutazione (per rilanciare
    l’economia) e inflazione
    (per tassare i detentori del debito
    pubblico). Si può arrivare a
    un punto dove conviene ristrutturare
    il debito, e pagarne i costi,
    piuttosto che sopportare anni di
    deflazione e di interessi onerosi.
    Ma più aumenta la convenienza
    della ristrutturazione, maggiore
    è il tasso richiesto dai creditori,
    che rende l’aggiustamento fiscale
    ancora più oneroso. Con la
    crescita nominale al 4%, per l’Irlanda,
    la stabilizzazione finanziaria
    diventa una chimera se i
    tassi sul debito si mantengono
    all’8% come oggi.

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  7. continuazione...

    Il Portogallo è
    in una situazione simile.
    Fino a poco tempo fa la probabilità
    di una ristrutturazione
    del debito pubblico nell’Eurozona
    era ridotta al minimo dalla
    disponibilità della Germania di
    farsi carico di un eventuale salvataggio,
    come nel caso greco.
    Ma adesso la Germania vuole
    che, in futuro, anche gli investitori
    nel debito pubblico di un
    Paese debbano sopportare l’onere
    di un eventuale salvataggio.
    Lo scenario cambia: la ristrutturazione
    del debito non è
    più un tabù, ma addirittura auspicabile.
    Le argomentazioni
    tedesche sono condivisibili:
    non è giusto che i cittadini paghino
    per le decisioni sbagliate
    degli investitori. Ma la forma è
    sbagliata: per rendere più stabile
    il futuro dell’Eurozona, si contribuisce
    a destabilizzare il presente.
    Altre crepe in Grecia. Il Fse di
    giugno ha eliminato la possibilità
    di una crisi di liquidità e imposto
    drastici tagli al deficit, ma
    lo spread sui titoli di Stato tedeschi
    è tornato al livello toccato
    allo scoppio della crisi: segno
    che il risanamento non è credibile.
    I tagli risultano più difficili
    del previsto; e già quest’anno la
    Grecia rischia di mancare gli
    obiettivi di disavanzo. Ma se il
    Fse non riesce a ridurre l’onere
    degli interessi, il risanamento
    diventa insostenibile.
    Il rischio ristrutturazione può
    diffondersi; e colpire l’Italia.
    Piccole crepe sono già visibili
    anche da noi: da ormai due anni
    lo spread dei Btp sui Bund si sta
    gradualmente aprendo; oggi
    siamo nuovamente ai massimi
    dalla crisi greca. Ogni volta che
    c’è incertezza in Borsa, banche e
    assicurazioni italiane diventano
    bersaglio di vendite: non tanto
    per i loro demeriti, ma perché
    sono grandi investitori nei nostri
    titoli di Stato e rappresentano
    una replica perfetta del rischio
    finanziario del Paese.
    Quanto al controllo del deficit, è
    difficile che in anni di campagna
    elettorale non si trovi il modo di
    sforare con la spesa, ed è lecito
    aspettarsi brutte sorprese dal lato
    delle entrate visto il rallentamento
    degli ultimi mesi. Senza
    dimenticare l’enorme stock di
    debito esistente da rifinanziare.
    Gli stranieri detengono circa
    65% del debito pubblico italiano:
    ma i tranquillanti che ci vengono
    propinati, all’estero non
    fanno effetto. Né farei troppo affidamento
    sul risparmio italiano:
    i Cct, pur essendo a tasso variabile,
    pagano un premio anche
    di oltre un punto percentuale
    rispetto alla curva dei tassi interbancari;
    ma non vedo i risparmiatori
    fare la fila per
    comprarli.
    Mi piacerebbe che i tanti che
    si candidano a guidare il Paese
    cominciassero a pensare a cosa
    fare nell’eventualità, per quanto
    improbabile, che il rischio di ristrutturazione
    ci contagi. Per favore,
    dov’è l’uscita di sicurezza?

    RispondiElimina
  8. continuazione..

    Il Portogallo è
    in una situazione simile.
    Fino a poco tempo fa la probabilità
    di una ristrutturazione
    del debito pubblico nell’Eurozona
    era ridotta al minimo dalla
    disponibilità della Germania di
    farsi carico di un eventuale salvataggio,
    come nel caso greco.
    Ma adesso la Germania vuole
    che, in futuro, anche gli investitori
    nel debito pubblico di un
    Paese debbano sopportare l’onere
    di un eventuale salvataggio.
    Lo scenario cambia: la ristrutturazione
    del debito non è
    più un tabù, ma addirittura auspicabile.
    Le argomentazioni
    tedesche sono condivisibili:
    non è giusto che i cittadini paghino
    per le decisioni sbagliate
    degli investitori. Ma la forma è
    sbagliata: per rendere più stabile
    il futuro dell’Eurozona, si contribuisce
    a destabilizzare il presente.
    Altre crepe in Grecia. Il Fse di
    giugno ha eliminato la possibilità
    di una crisi di liquidità e imposto
    drastici tagli al deficit, ma
    lo spread sui titoli di Stato tedeschi
    è tornato al livello toccato
    allo scoppio della crisi: segno
    che il risanamento non è credibile.
    I tagli risultano più difficili
    del previsto; e già quest’anno la
    Grecia rischia di mancare gli
    obiettivi di disavanzo. Ma se il
    Fse non riesce a ridurre l’onere
    degli interessi, il risanamento
    diventa insostenibile.
    Il rischio ristrutturazione può
    diffondersi; e colpire l’Italia.
    Piccole crepe sono già visibili
    anche da noi: da ormai due anni
    lo spread dei Btp sui Bund si sta
    gradualmente aprendo; oggi
    siamo nuovamente ai massimi
    dalla crisi greca. Ogni volta che
    c’è incertezza in Borsa, banche e
    assicurazioni italiane diventano
    bersaglio di vendite: non tanto
    per i loro demeriti, ma perché
    sono grandi investitori nei nostri
    titoli di Stato e rappresentano
    una replica perfetta del rischio
    finanziario del Paese.
    Quanto al controllo del deficit, è
    difficile che in anni di campagna
    elettorale non si trovi il modo di
    sforare con la spesa, ed è lecito
    aspettarsi brutte sorprese dal lato
    delle entrate visto il rallentamento
    degli ultimi mesi. Senza
    dimenticare l’enorme stock di
    debito esistente da rifinanziare.
    Gli stranieri detengono circa
    65% del debito pubblico italiano:
    ma i tranquillanti che ci vengono
    propinati, all’estero non
    fanno effetto. Né farei troppo affidamento
    sul risparmio italiano:
    i Cct, pur essendo a tasso variabile,
    pagano un premio anche
    di oltre un punto percentuale
    rispetto alla curva dei tassi interbancari;
    ma non vedo i risparmiatori
    fare la fila per
    comprarli.
    Mi piacerebbe che i tanti che
    si candidano a guidare il Paese
    cominciassero a pensare a cosa
    fare nell’eventualità, per quanto
    improbabile, che il rischio di ristrutturazione
    ci contagi. Per favore,
    dov’è l’uscita di sicurezza?

    RispondiElimina
  9. Non c'è il link perchè è sul PDF del giornale di oggi.

    RispondiElimina
  10. Ritengo che gli irlandesi (de facto defaultati) abbiano una bella faccia tosta a chiedere aiuti per le loro banchette quando tassano le imprese (quasi tutte u.s.) al 12,5% su redditi prodotti in italia e nel resto d' europa

    nessun aiuto per i furbetti

    prima aumentare tasse (sia la corporate che la income tax)

    poi vediamo quanto l'economia continuera' a "ggirare" ed il paese rimarra' competitivo (per chi qualche mese fa scriveva che "c'e' ottimismo a Dublino", ma vaff...)

    RispondiElimina
  11. Salve a tutti, ma come andra' a finire per quanto concerne la pensione? Io lavoro in irlanda Dal 2006....

    RispondiElimina

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